sabato 31 gennaio 2009
Google, quarantacinque minuti di blackout
sabato 24 gennaio 2009
Gelmini annuncia su YouTube le materie della seconda prova
mercoledì 21 gennaio 2009
President Obama Inauguration and address
martedì 20 gennaio 2009
L'Inauguration Day di Obama sul web
lunedì 19 gennaio 2009
YouTube: arriva il canale del Vaticano
Secondo l'accordo sottoscritto con Google, il Vaticano potrà avere un proprio canale sul sito di video sharing YouTube, dove tutti gli utenti cattolici potranno seguire gli eventi della Chiesa, ascoltare e vedere i principali discorsi del Papa, Benedetto XVI. Una scelta che di certo farà discutere, ma che può essere vista come la volontà di aggiornarsi e di stare al passo con i tempi. La Santa sede sul web permetterà ai cattolici di tutto il mondo lontani da Roma e dall'Italia, di sentirsi parte della comunità, anche se in maniera virtuale. Inoltre può essere un espediente per avvicinarsi al popolo di Internet e per il rafforzamento della religione cristiana. Di sicuro è uno step importante per il Vaticano che si avvicina ai nuovi media e muove i primi passi verso il Web 2.0.
domenica 18 gennaio 2009
Dress registry: come prevenire l'imbarazzo
Il sito è stato lanciato il 1 dicembre da Andrew Jones, un consulente del settore automobilistico della Florida che ha tratto l'ispirazione dopo un viaggio della moglie a New York per comprare un vestito che nessuno potesse trovare nella loro città.
Top secret rimane l’abito che Michelle Obama indosserà domani al giuramento del marito come 44esimo presidente degli Stati Uniti. Fonti dello staff della prossima first lady, infatti, hanno dichiarato al Washington Times che "non ci sarà nessuna comunicazione a riguardo prima di martedì". La scelta di non rendere noto a quale stilista la signora Obama, che da tempo ha conquistato le americane per la sua passione per il pret-à-porter, spesso a buon prezzo, si sia affidata per il look del giorno più importante della carriera del marito rappresenta un piccolo strappo rispetto alla tradizione.
giovedì 15 gennaio 2009
Dentro la guerra
Novantacinque. E' questo il numero dei reporter uccisi nel 2008 durante l'esercizio della loro professione, secondo un rapporto diffuso da Press Emblem Campaign, associazione umanitaria indipendente con sede a Ginevra. I dati del consueto rapporto di fine anno confermano quindi per il 2008 un calo del numero dei giornalisti uccisi nell'esercizio della loro professione, che aveva toccato il picco massimo nel 2007, anno in cui si registrò la morte di 110 reporter. L'Iraq è il paese che ha lasciato la scia di sangue più lunga: le vittime quest'anno sono ben quindici. Una cifra elevata ma in calo se paragonata all'incredibile dato del 2007, quando ben cinquanta giornalisti trovarono la morte sul territorio iracheno. Sono 265 i giornalisti uccisi in Iraq dall'inizio della guerra, una lunga scia di sangue che conferma il territorio iracheno per il sesto anno consecutivo il paese più pericoloso per i giornalisti. Le altre aree calde sono il Messico, con 9 reporter uccisi, l’India e il Pakistan, rispettivamente con otto e sette vittime. Seguono le Filippine, la Georgia con 5 vittime e la Russia con 4, triste lascito di quel che accadde durante la scorsa estate. Naturalmente il dato non tiene in considerazione le intimidazioni e le minacce che i giornalisti e reporter sono costretti a subire in diversi paesi del mondo. Secondo Reporters sans frontières, i giornalisti incarcerati lungo quest'anno, mentre sono ben 69 i blogger che hanno pagato con la propria libertà l'aver pubblicato su internet informazioni e opinioni scomode. Morti che parlano di una lotta per la ricerca delle verità. E il 2009 non inizia con numeri positivi. I reporter uccisi in appena due settimane sono già sei: due in Pakistan, uno in Nepal, Sri Lanka, Somalia e Striscia di Gaza. E chissà da adesso alla fine dell’anno quale sarà il drammatico conto delle vittime.
lunedì 5 gennaio 2009
"O noi o loro". Facebook: protesta contro gruppi pro mafia
E' in rete anche una petizione rivolta al presidente della commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu: "Non possiamo accettare che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato". Un'altra petizione è per il ministro delle Telecomunicazioni: "Non si può lasciare i social network senza una corretta gestione, altrimenti chiediamo anche la loro chiusura per complicità in apologia di reato, punibile secondo il nostro codice penale".
La protesta antimafia adesso viaggia anche su internet.
Entro nella pagina che inneggia a Riina. Gli occhi di quel sanguinario assassino mi fissano e provo quasi una senso di nausea. Per noi giovani siciliani che nel '92 eravamo solo bambini e che abbiamo visto negli occhi dei nostri genitori il vuoto, la disperazione, la rabbia e le lacrime, scrivere di gruppi che decantano i mafiosi è un pugno allo stomaco. Tra i fan vedo i volti di giovanissimi e leggo alcuni commenti riprovevoli. A volte sembra che debba rimanere solo lo sconforto, ma poi tornano alla mente le parole di Giovanni Falcone. L'appello di Papa Giovanni Paolo II nella valle dei templi di Agrigento e la lotta che non si fermerà mai perché le loro idee camminano sulle nostre gambe.