30.934. Nel momento in cui mi iscrivo al gruppo “Fuori la mafia da Facebook” è questo il numero di utenti che ha deciso di aderire. Il gruppo è nato il 30 dicembre e in soli sei giorni ha raggiunto un enorme numero di persone che hanno messo la loro faccia e il loro nome per una lotta che non ha età e confine. Perché è ovvio, la mafia non è solo una piaga siciliana. E così gli abitanti di Facebook reagiscono e si mobilitano contro le pagine (in aumento) che innalzano agli onori e alla gloria mafiosi dai nomi illustri come Riina e Provenzano. Da Palo Alto, in California, dove si trova la sede di Facebook fanno sapere che non sarà effettuata alcuna censura. Giusto alcuni giorni fa avevo già scritto della rimozione di alcune foto che ritraevano donne mentre allattavano al seno. Una decisione discutibile, come opinabile è la scelta di rimanere inermi di fronte alla nascita di questi gruppi che inneggiano alla mafia. In ogni caso è già scattata la protesta degli utenti che, già in cinquantamila, hanno raccolto l'appello di pagine come "O noi o loro, 100mila firme contro la mafia on line", "Fuori la mafia da Facebook", "No alla mafia sui social network" oppure "A noi la mafia fa schifo".
E' in rete anche una petizione rivolta al presidente della commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu: "Non possiamo accettare che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato". Un'altra petizione è per il ministro delle Telecomunicazioni: "Non si può lasciare i social network senza una corretta gestione, altrimenti chiediamo anche la loro chiusura per complicità in apologia di reato, punibile secondo il nostro codice penale".
La protesta antimafia adesso viaggia anche su internet.
Entro nella pagina che inneggia a Riina. Gli occhi di quel sanguinario assassino mi fissano e provo quasi una senso di nausea. Per noi giovani siciliani che nel '92 eravamo solo bambini e che abbiamo visto negli occhi dei nostri genitori il vuoto, la disperazione, la rabbia e le lacrime, scrivere di gruppi che decantano i mafiosi è un pugno allo stomaco. Tra i fan vedo i volti di giovanissimi e leggo alcuni commenti riprovevoli. A volte sembra che debba rimanere solo lo sconforto, ma poi tornano alla mente le parole di Giovanni Falcone. L'appello di Papa Giovanni Paolo II nella valle dei templi di Agrigento e la lotta che non si fermerà mai perché le loro idee camminano sulle nostre gambe.
E' in rete anche una petizione rivolta al presidente della commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu: "Non possiamo accettare che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato". Un'altra petizione è per il ministro delle Telecomunicazioni: "Non si può lasciare i social network senza una corretta gestione, altrimenti chiediamo anche la loro chiusura per complicità in apologia di reato, punibile secondo il nostro codice penale".
La protesta antimafia adesso viaggia anche su internet.
Entro nella pagina che inneggia a Riina. Gli occhi di quel sanguinario assassino mi fissano e provo quasi una senso di nausea. Per noi giovani siciliani che nel '92 eravamo solo bambini e che abbiamo visto negli occhi dei nostri genitori il vuoto, la disperazione, la rabbia e le lacrime, scrivere di gruppi che decantano i mafiosi è un pugno allo stomaco. Tra i fan vedo i volti di giovanissimi e leggo alcuni commenti riprovevoli. A volte sembra che debba rimanere solo lo sconforto, ma poi tornano alla mente le parole di Giovanni Falcone. L'appello di Papa Giovanni Paolo II nella valle dei templi di Agrigento e la lotta che non si fermerà mai perché le loro idee camminano sulle nostre gambe.
(Tratto da BluNotte)
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