giovedì 15 gennaio 2009

Dentro la guerra

Novantacinque. E' questo il numero dei reporter uccisi nel 2008 durante l'esercizio della loro professione, secondo un rapporto diffuso da Press Emblem Campaign, associazione umanitaria indipendente con sede a Ginevra. I dati del consueto rapporto di fine anno confermano quindi per il 2008 un calo del numero dei giornalisti uccisi nell'esercizio della loro professione, che aveva toccato il picco massimo nel 2007, anno in cui si registrò la morte di 110 reporter. L'Iraq è il paese che ha lasciato la scia di sangue più lunga: le vittime quest'anno sono ben quindici. Una cifra elevata ma in calo se paragonata all'incredibile dato del 2007, quando ben cinquanta giornalisti trovarono la morte sul territorio iracheno. Sono 265 i giornalisti uccisi in Iraq dall'inizio della guerra, una lunga scia di sangue che conferma il territorio iracheno per il sesto anno consecutivo il paese più pericoloso per i giornalisti. Le altre aree calde sono il Messico, con 9 reporter uccisi, l’India e il Pakistan, rispettivamente con otto e sette vittime. Seguono le Filippine, la Georgia con 5 vittime e la Russia con 4, triste lascito di quel che accadde durante la scorsa estate. Naturalmente il dato non tiene in considerazione le intimidazioni e le minacce che i giornalisti e reporter sono costretti a subire in diversi paesi del mondo. Secondo Reporters sans frontières, i giornalisti incarcerati lungo quest'anno, mentre sono ben 69 i blogger che hanno pagato con la propria libertà l'aver pubblicato su internet informazioni e opinioni scomode. Morti che parlano di una lotta per la ricerca delle verità. E il 2009 non inizia con numeri positivi. I reporter uccisi in appena due settimane sono già sei: due in Pakistan, uno in Nepal, Sri Lanka, Somalia e Striscia di Gaza. E chissà da adesso alla fine dell’anno quale sarà il drammatico conto delle vittime.



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